Rassegna

I DISTURBI DELL’ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO: TRA I RISCHI DEL CIUCCIO E L’APPROCCIO MIOFUNZIONALE



19 Marzo 2021 - Intervista alla Dottoressa Chiara Torresan, a cura di Cinzia Parini

Il Disturbo Primario del Linguaggio è un fenomeno riguardante il neurosviluppo che colpisce con maggiore frequenza i bambini in età prescolare (i dati epidemiologici mostrano un 7% circa di incidenza). Si manifesta attraverso la difficoltà nell’ acquisizione della lingua alla quale il bambino è esposto e può coinvolgere la comprensione e la produzione della stessa.

Seppur la famiglia del disturbo primario del linguaggio sia molto ampia può accadere che, talvolta, venga ricondotto ad essa, erroneamente, anche problematiche attinenti più direttamente a deficit di natura articolatoria del linguaggio.

In relazione proprio a quest’ultima classe di disturbi , esistono moltissime tipologie di approccio terapeutico, come quello “miofunzionale” descritto oggi dalla dott.ssa Chiara Torresan, giovane logopedista che collabora con Bimbi e co. da tre anni la quale, brevemente, affronterà anche la questione sul corretto utilizzo del ciuccio.

Dottoressa, cos’è la terapia miofunzionale orofacciale?
È un metodo di trattamento riabilitativo che va dapprima a valutare, poi a trattare 3 funzioni fondamentali che si ripercuotono sulla corretta articolazione del linguaggio nel bambino:
  1. Respirazione
  2. Masticazione
  3. Deglutizione
Immagino che per un genitore non sia semplice accorgersi dell’alterazione di tali funzioni. Quali sono gli eventi che possono rappresentare un primo segnale d’allerta?
È necessario, in via preliminare, ricordare come le forme di manifestazione siano molteplici.
In ogni caso, tra quelle che si presentano con maggiore frequenza possiamo citare:
  • Nella pronuncia alterata di suoni come la S e la R
  • La respirazione orale, il palato ogivale e la deglutizione disfunzionale.
  • Iperattività e scarsa concentrazione
  • Raffreddori e otiti frequenti… mal di gola mal d’orecchio
  • Difficoltà nella convergenza oculare
  • Alterazioni posturali
  • Spossatezza e irritabilità
Come spiegava in apertura, la terapia “miofunzionale” agisce sulla respirazione, la masticazione e la deglutizione. Che relazione esiste tra queste funzioni e l’articolazione del linguaggio?
"Il legame tra queste funzioni e l’articolazione del linguaggio è molto stretto. Un bambino con difficoltà respiratorie quindi con patologie come, ad esempio, ipertrofia tonsillare o adenoidea respirerà molto con la bocca e ciò avrà come conseguenza una situazione di mancanza di tonicità muscolare a livello del sigillo delle labbra, delle guance, della mandibola ma, soprattutto, della lingua. Tale situazione lo porterà a non articolare facilmente suoni, ad esempio, come la R oggetto di tanta preoccupazione da parte dei genitori che giungono nei centri di riabilitazione. Passando alla masticazione, invece, la mancanza di passaggi adeguati nello sviluppo di questa funzione può dare vita a difficoltà nell’articolazione del linguaggio. Un’ alimentazione nella quale sono presenti spesso cibi molto morbidi come budini, frullati, merendine genera nel bambino un’incapacità nel percepire e sperimentare l’utilizzo della forza di masticazione capace di migliorare la tonicità all’interno delle strutture oro-facciali le quali sono d’ausilio alla persona nell’articolazione di suoni e nelle abilità di deglutizione. Infine, la deglutizione rappresenta un processo fondamentale nell’articolazione dei suoni linguistici. Ed è proprio in questo momento che entra in gioco l’utilizzo del fatidico ciuccio (o biberon)."

Crede che il ciuccio non vada utilizzato?
"Assolutamente no. Il ciuccio non è uno strumento demoniaco, basta saperne fare un utilizzo attento. Nella crescita di un neonato il ciuccio aiuta il bambino nella fase di rilassamento e decompressione della base cranica e, quindi, è utile a tutte le mamme nella gestione del sonno e della quiete del piccolo. In tal senso è un ottimo strumento. Quando però, con lo svezzamento, le abitudini del bambino iniziano a modificarsi anche l’uso del ciuccio va rimodellato. Il ciuccio non ha una funzione alimentare e deve sparire contemporaneamente alla fine dell’allattamento al seno o con il biberon.

Altrimenti, il suo utilizzo, che prevede a livello funzionale, ad esempio, una spinta linguale anteriore, un abbassamento della posizione della lingua all’interno della cavità orale può portare a delle alterazioni importanti nella produzione dei suoni linguistici.

Sempre a titolo esemplificativo, la spinta linguale anteriore potrebbe tradursi nella pronuncia della S a livello interdentale (la famosa “zeppola”).

Inoltre, importante è evidenziare come l’utilizzo prolungato del ciuccio (o del biberon), incidendo nello sviluppo tipico dell’assetto cranio-facciale, può avere anche delle notevoli ripercussioni nell’assetto posturale del bambino prima e, successivamente, dell’adulto".

In conclusione, cosa non può mancare in una “terapia miofunzionale” efficiente?
"La logopedia può fare molto, ma occorre chiarire che non può fare tutto. Come in ogni aspetto della vita, anche nella terapia miofunzionale è l’unione a fare la forza.

La ricetta per una terapia miofunzionale di successo è, dunque, sicuramente il lavoro d’equipe. Questo tipo di approccio, infatti, si svolge in sinergia con la figura dell’odontoiatra, dell’otorino e, se necessario, dell’osteopata"

Grazie alla Dottoressa Chiara Torresan per questa intervista!