Rassegna

Mangiare a casa: più rischi o più vantaggi?



20 Gennaio 2021 - Come sono cambiate le nostre abitudini alimentari
Intervista alla Dott.ssa Francesca Sciarra, Biologa Nutrizionista, PhD in Bioscienze

Dopo circa un anno, possiamo dire che da un cambiamento che tutti speravamo essere “momentaneo” ci siamo trovati a vivere un vero e proprio stravolgimento del nostro stile di vita. Siamo stati in alcuni casi forzati e in altri letteralmente obbligati a modificare le nostre abitudini e il nostro approccio con la quotidianità sotto gli aspetti più disparati. Oggi ci soffermiamo su quello legato alla salute e al benessere del nostro corpo, nello specifico all'alimentazione, e lo facciamo grazie alla dottoressa Francesca Sciarra, biologa nutrizionista.

Mangiare a casa: più sano o semplicemente più spesso?
Dottoressa, le persone hanno opinioni contrastanti su questa nuova "possibilità" di mangiare a casa e organizzarsi nei pasti; alcuni pensano ci permetta di mangiare più sano e meno cibi spazzatura, altri ritengono che, passando la giornata in casa, comunque si mangi di più. Qual è la sua visione al riguardo e che accortezze ci consiglia di prendere?

Queste nuove abitudini hanno cambiato in modo importante il nostro stile di vita in alcuni casi migliorandolo, in altri peggiorandolo. Mi spiego meglio. L’alimentazione fuori casa è complessa da gestire, richiede organizzazione e tempo. Molti di noi quindi, che fuori casa eravamo abituati a mangiare di fretta o a consumare alimenti pronti come pizza, panini, paste pronte, rimanendo a casa hanno magari migliorato il pasto, sia in termini di qualità che di durata. Al contrario, ci sono casi in cui è peggiorato, soprattutto perché lo “smart working” in alcuni casi, ha ridotto il tempo libero rendendo più complicata la preparazione del pranzo. Un buon compromesso, in questi casi è ricorrere a piatti semplici e veloci da preparare ma completi dal punto di vista nutrizionale. Penso ad esempio ad un’insalatona arricchita con scaglie di parmigiano, olive verdi, pane tostato, spezie e olio extra vergine di oliva.

Caccia a farine e lieviti
Possiamo considerare come un bene che durante il lockdown nei supermercati gli alimenti a tratti più introvabili siano stati farine e lieviti? Vuol dire che gli italiani hanno scelto di prepararsi alimenti base in autonomia (pane, pasta, pizza) anche a costo, per alcuni, di imparare a farlo. Il fatto che questi siano stati gli ingredienti più ricercati piuttosto che cibi confezionati è realmente un punto a nostro favore oppure ha reso la nostra permanenza in casa più "piacevole" potendo assumere maggiori quantità di cibo semplice, gustoso e a poco prezzo nell'economia di questo anno?

Lo stress della situazione in cui viviamo sicuramente non ha influito in modo positivo sulla nostra vita, sia dal punto di vista mentale che fisico. Naturalmente il primo aspetto a risentire di questa criticità è proprio l’alimentazione. Penso alla necessità da parte di molti di acquistare alimenti come farine e lievito per poter cucinare dolci o pane. Sicuramente da un lato, la necessità di preparare questi alimenti ha rappresentato un deterrente per combattere la noia, dall’altra mi viene in mente una domanda: come mai al posto delle farine e del lievito non sono stati acquistati con altrettanta urgenza verdure, pesce, carne e frutta? La risposta è semplice, i primi alimenti appartengono alla categoria dei così detti “comfort food” ovvero alimenti consolatori, che forniscono ristoro al nostro cervello, riducendo i livelli di ansia.

Troppi spuntini e poco moto
Alcuni di noi non hanno la possibilità di svolgere la loro attività fisica da diverso tempo con palestre chiuse o magari insicurezza nel frequentarle. Si assumono calorie senza possibilità di bruciarle. Cosa suggerisce per prevenire un tale disequilibrio alimentare?

Altro aspetto che non ha giovato alla forma fisica è il fatto di avere a disposizione, h24, qualunque tipo di alimento contenuto nella dispensa o nel frigorifero. Questa condizione, associata alla riduzione drastica dell’attività fisica ha fatto sì che il dispendio energetico giornaliero si riducesse e contemporaneamente aumentasse l’introito energetico. In poche parole, aumentano le entrate e si riducono le uscite. Questa condizione, porta di per sé ad un peggioramento della forma fisica, soprattutto perché gli alimenti che si consumano in maggiore quantità non sono verdure. In queste situazioni, può essere utile compilare un diario alimentare per renderci conto di quanto e quando mangiamo, così facendo avremo la possibilità di autocorreggerci.

Grazie mille Dottoressa.

Alla prossima settimana con il tema "Alimentazione e sonno"